Che flop dal Giappone: moto da incubo, non vendono e non attraggono nessuno

Tre modelli che hanno deluso le aspettative, nonostante l’audacia innovativa della casa giapponese. Scopriamo perché questi progetti ambiziosi si sono rivelati dei fiaschi commerciali.

Ci sono brand sinonimo di innovazione nel mondo delle due ruote. In quasi 70 anni di storia, una casa giapponese ha spesso osato, aprendo nuove strade con soluzioni tecniche all’avanguardia. Questa filosofia ha portato a grandi successi, ma anche a clamorosi passi falsi. Del resto, chi non rischia non vince.

Flop giappone
I grandi flop di una casa giapponese vitadueruote.it

Una ricca di moto memorabili, nel bene e nel male. Scegliere solo tre modelli flop non è facile, ma abbiamo voluto dare uno sguardo d’insieme che pesca un po’ in ogni genere. Tra i fiaschi troviamo una maxi enduro che non ha retto la concorrenza, una moto a tre ruote unica ma incompresa, e una naked con un cuore fuori posto.

I tre modelli che hanno fatto flop: arrivano dal Giappone

Stiamo ovviamente parlando di Yamaha, la grande casa di Iwata, e dei suoi modelli meno felici. O meno apprezzati dal pubblico. La Super Ténéré 750 degli anni ’90 era un ibrido poco riuscito: troppo stradale per essere una vera enduro, troppo ingombrante per brillare sull’asfalto. Nonostante il motore brillante, non riuscì mai a tenere testa alla rivale Honda Africa Twin. La sua indole più stradale la rendeva meno versatile fuoristrada, limitandone l’appeal per gli appassionati di avventura. Pur avendo prestazioni superiori su asfalto, non riuscì a conquistare il pubblico delle GT.

Flop giappone
Yamaha Niken (press media) vitadueruote.it

La Niken del 2018 è un esperimento audace ma poco compreso. L’idea di unire stabilità e prestazioni con un avantreno a due ruote non ha convinto. Troppo pesante e ingombrante per essere agile, troppo bizzarra per attirare i puristi. Nonostante offra una stabilità senza pari, il suo aspetto “alieno” e la guida impegnativa l’hanno relegata a una nicchia di mercato. Le vendite deludenti dimostrano che non sempre l’innovazione paga.

Infine la MT-01 del 2005, una naked con il cuore di una custom. Il risultato non convince: troppo lenta per essere sportiva, troppo ingombrante per essere agile. Il motore potente ma poco prestazionale, unito a un peso elevato, ne hanno limitato il successo. Nonostante l’estetica gradevole, il prezzo elevato e le caratteristiche ibride non hanno incontrato i gusti del pubblico.

Questi tre modelli dimostrano che anche i grandi possono sbagliare. Yamaha ha osato e a volte ha perso la scommessa. Ma sono proprio questi azzardi che permettono di innovare e crescere. La casa di Iwata ha imparato da questi errori, affinando la sua capacità di interpretare le esigenze del mercato.

L’esperienza accumulata con questi flop ha contribuito a creare successi come la Ténéré 700 e la gamma MT, dimostrando che anche dalle sconfitte si può trarre insegnamento per costruire il futuro.

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